Gabriele Moramarco ha partecipato ad un progetto ESC di breve termine a Riga in Lettonia dal 4 al 23 luglio presso l'associazione Young Folks. Ecco cosa ci ha raccontato.
Quando dico alle persone che ho preso parte in un progetto in Lettonia per prima cosa domandano” dov’è la Lettonia ?” Bella domanda forse neanche io saprei ancora rispondere ,ma alla fine rispondo “beh ma Lettonia ormai è nel mio cuore “ .
Conoscendomi grazie a un precedente Erasmus in Georgia, una leader di Young Folks mi chiama: -"Ciao Gabry che ne dici 20 giorni in Lettonia di cui 10 in una foresta, no elettricità, lontano dai comfort di casa (precisamente dal 4 luglio al 23)?"- Ovviamente ho accettato.
L’esperienza più bella della mia vita (nonostante abbia avuto la fortuna di viaggiare moltissimo).
Fin dal primo giorno ho cercato di essere il Gabriele carismatico vivace e solare. Lì ho conosciuto delle persone meravigliose, che mi hanno apprezzato per quello che sono, ognuno era libero di esprimere se stesso senza che nessuno giudicasse l’altro, si discuteva dando sempre la precedenza all’ opinione di tutti.
Certamente ho migliorato la mia capacità di saper dialogare ,argomentare, esprimere il proprio punto di vista nel rispetto degli altri.
(Per non parlare del mio inglese che si è decisamente perfezionato).
Nonostante i precedenti viaggi, solo la Lettonia è riuscita a tirarmi fuori da una concezione che affligge il 95% degli italiani : “L’Italiacentrismo “. l’Italia al centro del mondo, della galassia, del sistema solare e del pianeta. Incredibile ma vero, c’è bellezza anche al di fuori nella nostra amata Italia.
Ho aperto gli occhi, il campeggio ci regalava una fitta foresta piena di vegetazione, che urlava di vitalità, di un verde acceso e a due minuti a piedi (rigorosamente scalzi poiché il territorio era tappezzato di un soffice prato verdeggiante) dall’accampamento vi era il Mar Baltico, tanto freddo quanto meraviglioso. Come lo era guardare i bambini, che dopo le attività giornaliere , si sedevano sulla sabbia e leggevano i loro libri, godendosi lo spettacolo che si rifletteva nei loro occhi e nei miei. Eravamo abbracciati da un clima famigliare e nei momenti di riflessione, difficile era trovare un ragazzo a cui mancasse casa, siamo sinceri, nessuno voleva andar via da quel paradiso.
Il nostro lavoro consisteva nel gestire questi fanciulli in numerosi workshop (sport,musica, scienza, arte, fotografia, teatro, scrittura) organizzati da noi volontari, per spronarli a migliorare se stessi e a superare i loro limiti e migliorare la loro capacità di problem solving . Abbiamo dovuto fronteggiare delle difficoltà ma d’altronde eravamo lì per questo e ognuno nel suo piccolo ha dato il massimo. Sono fiero di questi ragazzi e di noi volontari. La consapevolezza di avere sotto le proprie mani la responsabilità di questi fanciulli, automaticamente ti spinge a diventare una persona più matura e adulta, perché sai di non poter sbagliare o di deludere i tuoi tutor. E questo senso di responsabilità e maturità si è sigillato alla mia personalità e lo percepisco ancora oggi nella mia vita quotidiana.