школа A 1Un progetto EVS è un qualcosa che ti cambia la vita. Può essere bello, interessante, entusiasmante; può essere pesante, noioso, complicato. Possono esserci gioe e dolori, momenti felici e momenti difficili. Ma una cosa è certa: un EVS è qualcosa di incredibilmente formativo. Un EVS ti forgia la personalità e soprattutto ti permettere di capire chi sei veramente. Personalmente, il mio EVS è stato STUPENDO!

Ho conosciuto persone fantastiche provenienti da ogni parte del mondo, con cui ho imparato a condividere tante risate ma anche qualche lacrima; ho imparato a convivere con ragazzi e ragazze dalla mentalità molto diversa dalla mia, che mi hanno insegnato tanto e a cui spero di aver insegnato altrettanto; ho imparato a conoscere un paese nuovo e affascinante come la Russia, la sua cultura, la sua gente. Ho migliorato una lingua complessa e affascinanante come il russo, forse la mia sfida personale più difficile fino a questo momento: ogni giorno era un’altalena continua tra il maledirmi per la scelta di quella lingua e la convinzione che prima o poi ce l’avrei fatta ad impararla decentemente. Ed ora, dopo 6 mesi, non posso che essere soddisfatto dei risultati raggiunti. C’è ancora tanto da lavorare, ma posso continuare a farlo con più entusiasmo e voglia di migliorarmi.

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Vivere in un paese straniero significa apprenderne gli usi e i costumi; in particolare vivere in Russia significa imparare a vedere le cose da un altro punto di vista. Significa vivere 6 mesi all’anno sotto lo zero; significa abituarsi a vedere il mondo intorno a te perennemente bianco per mesi; significa conoscere l’ospitalità di gente che magari ha anche poco, ma tutto quel poco che ha te lo dà.

Ed è questo l’aspetto più bello di un EVS: le persone. Condividere, volersi bene, superare insieme le difficoltà, aiutarsi. Stare lontano da casa per tanto tempo ti fa legare quasi morbosamente a quelle persone con cui condividi le tue giornate e che, come te, sono alla ricerca di nuovi amici, nuovi affetti, nuove emozioni e nuovi stimoli. Per quanto mi riguarda, sono stato fortunatissimo e ho trovato il meglio che potessi ricercare: ho trovato una vera e propria famiglia. Ho creato un legame bellissimo con i miei coinquilini; ho conosciuto decine e decine di persone interessanti che hanno dato qualcosa in più alla mia esperienza; ho trovato una ragazza che mi ha insegnato molto ed è riuscita a rendermi felice.

Ma durante il mio EVS non ho solo ricevuto tanto: credo di essere riuscito anche a dare qualcosa. Soprattutto, sono convinto di essere riuscito a fare del bene. Lavorare in un asilo con bambini con sindromi, ritardi mentali, disturbi dello sviluppo o del linguaggio non è stato un qualcosa di particolarmente nuovo per me: essendo io laureato in Logopedia, ci avevo fatto l’abitudine ai bambini.

школа C 1Ma lavorare in un asilo russo, con bambini russi, con maestre russe...questa sì che è stata un’esperienza. Venire a contatto con una mentalità diversa, con un modo diverso di mantenere l’ordine e la disciplina e con un modo diverso di mostrare amore e affetto sono stati tutti aspetti estremamente stimolanti. Inoltre, vivere all’interno del sistema di educazione di un paese ti fa capire tanto del paese stesso, perché l’educazione è lo specchio della cultura di un popolo. Le “mie” maestre, inizialmente magari un po' freddine e dai comportamenti difficili da decifrare, si sono poi rivelate essere molto disponibili e soprattutto grate per la mano che ho dato loro durante tutti quei mesi.

Mi hanno coinvolto nelle recite, mi hanno riempito di regali, sono state sempre molto attente ai miei bisogni. Così come Irina, la responsabile dell’asilo. Mi ha aiutato tanto, spendendo sempre belle parole per me e apprezzando di continuo il mio lavoro. E poi c’erano loro… I “miei” bambini. Anzi… dirò I MIEI bambini senza le virgolette, perché quei bambini dopo poche settimane sono diventati veramente MIEI. C’era Alina, un’anarchica bambina con la sindrome di Down che rideva, piangeva, gridava,ti accarezzava, rideva, piangeva, ti dava un bacino, saltava, correva, rideva, scappava.

C’erano Vitya e Valera, due gemellini bellissimi e sveglissimi. C’era Vova, anche lui con la sindrome di Down: riusciva quasi soltanto a ripetere il suo nome ma i suoi occhi parlavano per lui. C’erano Vanya e Aliosha, sempre insieme e sempre pronti ad aiutare i bambini un pò più in difficoltà. C’erano Sonya e Ira che, nonostante i grossi impacci motori, mi hanno insegnato come il movimento più bello del mondo rimane uno e uno soltanto: sorridere. 

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C’era Ilya: non stava mai fermo, picchiava e provocava tutti. Ma aveva solo bisogno di attenzioni e di qualche sicurezza in più: vederlo cercare continuamente un abbraccio o una carezza o anche solo la mia approvazione mi dava una felicità incredibile. C’erano Masha e Maxim, in lotta perenne con il loro autismo: un sguardo o un sorriso bastava a farmi dimenticare le ore passate e richiamarne invano l’attenzione. C’era Nastya, che non aveva mai interagito con nessuno fino a pochi mesi prima e a cui ogni scoperta nuova, anche piccola, sembrava aprire un mondo grandissimo. C’erano Vika e Sofia, con le loro domande strane ma divertenti.

Ovvio, non tutte le mattinate erano sempre così indimenticabili: a volte ero un po' più stanco, un po' più pensieroso, un po' più confuso per il non riuscire a capire proprio tutto quello che succedeva intorno a me, a volte un po' stremato da tutto quel rincorrere dietro ai MIEI bambini. Però il loro affetto mi ripagava di tutte le fatiche e non vederli più corrermi incontro al mio arrivo all’asilo la mattina è una cosa che mi mancherà. Ma il mio EVS non è stato solo questo: è stato molto di più! E’ stato anche il corso di italiano organizzato con gli altri volontari per la gente del posto. Sono state le lezioni di russo con Nastya, la mia insegnante. Sono state le domeniche sulla neve, le serate in discoteca, le feste in casa. E’ stato il vivere una città bella e interessante come Nizhny Novgorod, scoprirla con gli amici del posto senza mai annoiarmi. Sono stati gli eventi multiculturali organizzati da Sfera, la mia organizzazione ospitante. Il mio EVS è stato, soprattutto, scoprire persone favolose come Michela, Eva, Tanya, Pasha, Marta, Rustam, Dasha, Sasha e tanti altri ancora. Persone con cui ho condiviso per mesi la mia quotidianità e che non scorderò mai. E’ stato buttare fuori delle risorse, delle energie e una forza di volontà che non credevo neanche di avere. E’ stato il mio training a Rostov, insieme ad volontari provenienti da ogni parte della Russia. 

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Sono stati come i miei weekend fuoriporta. E’ stato vedere Mosca, ammirare la splendida Kazan, visitare San Pietroburgo. Queste e molte altre cose ancora sono state il mio EVS. L’unica cosa che posso dire è che sicuramente mi sento fortunato ad aver avuto la possibilità di vivere un’esperienza così bella, che mi ha cambiato come persona e che ha ampliato i miei orizzonti culturali, linguistici e di pensiero.

Si vive una volta sola e sfide come queste sono le esperienze che più di tutti ci fanno sentire vivi.

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