Giorgio Rossi, uno dei partecipanti allo scambio giovanile Unlocking Memories, è l'autore un un breve report sull'esperienza in Germania. Il progetto proseguirà con una seconda tappa a Novembre, in Grecia, per poi concludere il percorso in Italia durante la prossima primavera.
Unlocking Memories, questo il nome del progetto che ha riunito me e altri trenta ragazzi e ragazze italiani, greci e tedeschi nella cittadina di Vlotho, in Germania, presso la Bildungsstätte Gesamteuropäisches Studienwerk.
L’iniziativa, della durata di una settimana, ci ha permesso di gettare luce sul nostro passato, soprattutto sugli eventi della Seconda Guerra Mondiale e dell’Olocausto, ma anche sul presente e sul futuro dell’Europa e del mondo intero. Discutendo tra di noi e con esperti del campo, visitando i luoghi dove gli eventi hanno preso forma, dove echeggiano tutt’ora sotto forma di memorie, abbiamo compreso meglio quanto accaduto, rendendoci sempre più conto di come ciò potrebbe ripetersi, se dovessimo concedergliene l’occasione. Per evitare la ciclicità della storia è necessario imparare dagli errori commessi, affinché non si verifichino ancora, riflettendo su di essi e confrontandosi con altre voci, altri punti di vista, e credo che questa settimana ci abbia insegnato proprio questo.
Il gruppo di lavoro è risultato fin da subito unito e in sintonia, la barriera linguistica scavalcata dalla comune conoscenza della lingua inglese, che ci ha permesso di comunicare e interagire senza troppe difficoltà. Il confronto costante, sia nel corso delle attività che durante i periodi di tempo libero, ci ha permesso di allargare i nostri orizzonti, conoscendo altre opinioni, sui temi del progetto e non solo, arricchendo ciascuno la propria cultura.
Un esempio in tal senso è stata un’attività che ci ha richiesto di ricostruire il nostro albero genealogico e di confrontarlo con quello degli altri partecipanti. Ne sono emerse discussioni profonde, che hanno permesso a ciascuno di conoscere gli altri sotto un’altra luce, in una maniera che normalmente non sarebbe possibile, e allo stesso tempo di scoprire di più sulle proprie stesse radici. Dialoghi di questo tipo erano all’ordine del giorno, suscitati dall’argomento di volta in volta trattato.
Il cosiddetto “Reflection Round” (nella foto a sinistra), che concludeva la giornata, riuniva tutto il gruppo in riflessione, facendo emergere i vari pensieri sulle attività, considerazioni e consigli, dando una forma definita alle vaghe idee che ciascuno aveva formulato nelle ore precedenti, integrandole con quelle altrui.
Questi sette giorni che sono come volati hanno lasciato un segno dentro di me, e sono certo anche negli altri, un segno che spero sarà indelebile, che ci permetterà di diventare cittadini europei responsabili, affinché gli orrori del secolo scorso non si ripetano mai più.
Non posso che augurarmi che sarà così, ringraziare i miei compagni di viaggio e tutti coloro che hanno reso possibile questa esperienza, unica e indimenticabile. Grazie.
Giorgio Rossi
Nel cimitero ebraico di Vlotho riposano i defunti della comunità ebraica locale. Questo luogo, insieme ad altri legati alle vicende dell’Olocausto e della Seconda Guerra Mondiale, sono stati visitati dai partecipanti, che con l'aiuto degli abitanti del posto ne hanno appreso la storia travagliata.
La visita al campo di concentramento di Bergen-Belsen è stata senz'altro l'attività che ha avuto il maggiore impatto emotivo sui partecipanti. Solo visitando luoghi come questo ci si può forse rendere realmente conto della gravità, dell'atrocità di quanto accaduto.
A sinistra: Celle, città tedesca della Bassa Sassonia. A destra: Vlotho: città della Renania Settentrionale-Vestfalia, in Germania, sede del progetto “Unlocking Memories”
I partecipanti del gruppo italiano sono: Claudia Cagnazzi (leader), Luca Petronella, Giorgio Rossi, Iris Serra, Letizia Garziano, Fabio Chironna, Aurora Sium, Alessandra Petronella, Giandomenico Forte, Michele Giammarusti, Mariahelena Messina.
Si ringrazia per il supporto al coordinamento l'associazione Campo 65 e Domenico Bolognese.