Ciao sono Rossella,
ad ottobre dell'anno scorso sono partita con il corpo Europeo di solidarietà per un volontariato europeo di 10 mesi in Spagna, coordinato da Fundación Plan B Educación Social - Salamanca dal titolo: Red Salmantica Global 2023/2024.
Grazie all'associazione Link che ha rappresentato per me l'associazione di invio, sono partita per Salamanca, (300 km da Madrid), con la voglia di prendermi un anno di pausa dopo la mia laurea triennale in economia.
Volevo conoscere nuove lingue, immergermi in nuove culture, scoprire nuovi punti di vista, nuovi cibi, nuove abitudini. Volevo conoscere il mondo attraverso le storie della gente, i vissuti di chi incontri ad una festa o ad un bar, volevo dare alla vita la possibilità di sorprendermi.
Ho scelto di andare in Spagna dopo un viaggio post-laurea con un'amica, e un biglietto di sola andata per Alicante, la semana santa in arrivo e il desiderio di visitare l'Andalusia zaino in spalla.
Per quel viaggio ero partita con tanta speranza: avevo affidato ad ogni singolo evento che sarebbe arrivato la possibilità di indicarmi la strada, la possibilità di cambiare e costruire la mia vita. E così sono partita senza nessuna certezza, con mille insicurezze su chi ero e su che cosa volessi dalla mia vita, e poi, dopo tre settimane sono tornata, e innamorata della vita. E lì ho capito che in Spagna dovevo tornarci.
Ho iniziata la mia esperienza nella "Fundacion Secretariado Gitano", una organizzazione che si occupa dell'inclusione educativa, sociale e lavorativa dei gitani, nel rispetto però della loro cultura e tradizione.
Così ho fatto doposcuola ai ragazzi ed ho tenuto un corso chiamato "Mercamprende", in cui si insegnano le basi dell'economia e della contabilità ai gitani che lavorano nei mercati all'aperto nella vendita al dettaglio.
Ho poi affiancato il mio tutor nell'incontro tra la fondazione e le varie aziende presenti sul territorio, per dare maggiore visibilità ai gitani in cerca di occupazione, cercando di colmare il gap tra offerta di lavoro e domanda delle imprese.
Grazie a questa esperienza ho avuto la possibilità e l'onore di conoscere da vicino, e non sui libri, un popolo.che è da sempre escluso o ristretto ai Margini della società, ai margini delle strade come della storia. Eppure parliamo di un popolo che secondo De Andrè meriterebbe il Nobel per la Pace soltanto per aver attraversato il mondo, dall'India ai confini del Portogallo, sempre senz'armi e senza mai imporsi su nessuno.
Dopo una tesi sull'economia informale e su possibili alternative all'odierna forma di stato occidentale, ho osservato da vicino che forma ha un popolo che non ha più una lingua, non ha mai avuto un territorio, né confini. Sono gitani ma non è scritto da nessuna parte, in nessun archivio, in nessun documento.
Cosa è quindi che li rende un popolo? Cosa li rende "diversi"?
Ho cercato di rispondere mille volte a questa domanda, e alla fine ho trovato delle risposte anche, ma la cosa più importante che ho capito è un'altra.
In casa ho vissuto con altri 8 volontari europei, di cui tre venivano dalla Germania, uno dalla Danimarca, una dall'Austria. La cosa più assurda che ho notato è che Nel, una ragazza tedesca che veniva da Monaco di Baviera riusciva a capire tutto quello che diceva la ragazza austriaca ma non tutto quello che diceva Hanna, l'altra ragazza che però veniva dal nord di Amburgo. E lei riusciva a capire il ragazzo della Danimarca meglio di come capisse la ragazza austriaca, nonostante entrambe parlassero tedesco.
Quello che ho notato è che, come per i gitani, a volte quello che divide non sono i confini, perché i Confini sono linee che non esistono. A volte, paradossalmente, non sono le differenze a dividere.
Dopo dieci mesi ho trovato una famiglia oltre confini, oltre barriere, oltre cultura, religione, idee, lingue e penso che questa famiglia per me ci sarà sempre, dentro di me, scritta sulla pelle e nei ricordi, e poi fuori, chissà dove, ovunque nel mondo.
Rossella Erriquez