islanda abelCom'è andata in Islanda? Il racconto di Gaia, Abel, Sara, Pietro e Carmen.

Gaia, Abel, Sara, Pietro e Carmen sono stati volontari ESC per 3 settimane a Reykyavik presso l'organizzazione SEEDS che si occupa di campi di lavoro immersi nella natura. Ecco cosa ci hanno raccontato in un'intervista fatta da loro per loro!

Come sei venuta a sapere di questa opportunità di volontariato ambientale in Islanda? 

Gaia: Ho avuto la fortuna di imbattermi in un articolo online dell’associazione Link di Altamura che, per celebrare il raggiungimento dei 20 anni di attività, proponeva un’esperienza di volontariato europeo di tre settimane in Islanda, in collaborazione con l’associazione locale Seeds. Mi sono subito candidata per partecipare in quanto ho trovato il programma del progetto estremamente interessante e connesso con i miei ideali e interessi. In particolare riguardava la sensibilizzazione alla salvaguardia della natura attraverso laboratori di fotografia e attività di manutenzione ambientale. Proprio di questo si occupa Seeds: collabora con associazioni sia locali che non per promuovere la comprensione interculturale e la protezione ambientale per mezzo di attività di volontariato. 

 

Quali sono state le principali attività che hai svolto in queste tre settimane?

Carmen: Durante le tre settimane di volontariato mi sono occupata sia di attività legate alla conservazione ambientale, come la pulizia delle coste per preservare la biodiversità locale, ma anche dell’organizzazione di eventi di condivisione culturale, come le cosiddette “serate interculturali” durante le quali ogni volontario presentava ai compagni le unicità del proprio Paese. Ho anche dedicato parte del mio tempo al ripristino delle aree verdi all’interno dell’eco villaggio Sólheimar. Si tratta di un luogo nel quale convivono persone con disabilità e lavorare a contatto con loro mi ha permesso di sentirmi utile dando un contributo significativo della comunità. 

gruppo

Quando si pensa alla natura e alla cultura islandese, ci si immagina una realtà completamente diversa da quella italiana. A primo impatto, che cosa di questi due aspetti ti ha sorpreso di più? 

Pietro: Dalla mia esperienza in Islanda sono rimasto positivamente colpito dalla tranquillità e dalla sensazione di sicurezza che ho percepito. È un Paese molto civile e pulito, con un ritmo di vita diverso da quello a cui sono abituato io, mi è sembrato più connesso e attento alla natura dell’Isola. I paesaggi che ho avuto modo di vedere mi hanno completamente rapito per la bellezza che sprigionano; l’Islanda è un posto speciale, diversa da qualsiasi altro luogo in cui io sia mai stato e con caratteristiche geologiche uniche al mondo. Le attrazioni natali più belle che ho visto sono state i geyser, i ghiacciai e la spiaggia nera bagnata dalle alte onde dell’oceano.

 

 

Come ti sei trovato a condividere la quotidianità con volontari provenienti da diversi paesi e culture? E che tipo di relazioni hai instaurato con loro in queste tre settimane? 

Sara: Nel momento in cui mi sono trovata a condividere la quotidianità con altri volontari, ho provato sin da subito una sensazione di scoperta e curiosità. Con gli altri ragazzi ho instaurato splendide relazioni che coltivo ancora oggi, a distanza di settimane dopo la conclusione del mio percorso di volontariato. Non è facile all’inizio espandere i propri modi di fare e di essere agli altri, soprattutto se non si è soliti parlare con persone di culture e paesi differenti; una volta fatto, però, è splendido condividere le particolarità e similitudini tra il proprio Paese e quello altrui.

ghiacciaio

Hai avuto modo di scoprire nuove passioni o interessi durante il volontariato?

Abel: Per quanto mi riguarda ho avuto la possibilità di rafforzare e intensificare i miei interessi: sono un fotografo emergente e durante queste tre settimane la macchina fotografica è stata una presenza immancabile! Ho anche avuto modo di riscoprire il piacere di suonare la chitarra in quanto, nella casa in cui alloggiavo, ce ne era una messa a disposizione di noi volontari. Nei giorni trascorsi lì ho stretto un rapporto speciale con questo strumento e ora che sono tornato in Italia intendo proseguire con questa passione. Inoltre, notare le firme e i messaggi scritti sulla chitarra mi ha fatto sentire vicino ai tanti volontari che, prima di me, l’avevano suonata e hanno voluto imprimere per sempre la testimonianza della loro presenza su uno strumento da condividere.  

 

C’è stato un momento in cui ti sei sentito particolarmente vicino alla comunità locale?

Pietro: Credo che il momento in cui mi sono sentito più vicino alla comunità locale sia stato quando ci siamo occupati di pulire le spiagge da vecchi rifiuti abbandonati: è stato un momento piacevole e gratificante allo stesso tempo, che mi ha fatto sentire davvero utile per l’ambiente e per gli abitanti del posto. Un’altra attività che ritengo sia stata d’aiuto per gli islandesi è stata la partecipazione ad un evento per la pace nel quale io e altri volontari abbiamo contribuito attivamente alla sua riuscita aiutando i locals ad allestire stand e distribuire dolci e cioccolata calda ai presenti. 

 

Credi che l’aver vissuto una simile esperienza influenzerà le tue scelte future relative allo studio o alla carriera lavorativa? 

Gaia: Assolutamente sì! Personalmente ho scelto di andare in Islanda, e in generale viaggiare il più possibile, perché intendo formarmi attraverso la scoperta del mondo e il contatto con persone di diverse culture e condizioni di vita. Sono sicura che esperienze del genere possano aiutarmi ad indirizzare la mia carriera da giornalista verso un settore più specifico, ovvero quello ambientale. Partecipare a progetti legati alla salvaguardia della natura mi aiuterà a ideare efficaci tecniche comunicative dirette alle nuove generazioni per far comprendere loro l’importanza di preservare il nostro pianeta. 

solitudine

Raccontaci un ricordo speciale che ti porterai per sempre nel cuore. 

Sara: Un momento che mi porterò per sempre nel cuore è stato quando ho avuto modo di esplorare la meravigliosa natura islandese durante le diverse escursioni organizzate da Seeds verso cascate, fiumi, laghi, montagne… questi paesaggi sono stati il fulcro del mio viaggio in Islanda. Inoltre, aver condiviso tanta bellezza con persone amorevoli e piene di vita come si sono rivelati i miei compagni di avventura, è stata una ricchezza fondamentale del percorso. Sono infinitamente grata di essere stata selezionata per questo progetto e già penso alla possibilità di partecipare ad altre esperienze di scambio in futuro!

 

Pensi che continuerai a fare volontariato in futuro? Se si, proseguirai nel campo ambientale o ti incuriosiscono anche altre tematiche?

Carmen: Sì penso che continuerò a fare volontariato in futuro. L'ambito ambientale mi interessa particolarmente quindi vorrei esplorare ulteriori opportunità in questo settore. Tuttavia, mi incuriosiscono anche altri progetti che propone l’associazione Link e che coinvolgono diverse tematiche come l’inclusione sociale e i diritti umani.

 

Esperienze di questo genere sono fondamentali per educare cittadini responsabili e crescere a livello personale. Cosa diresti ai giovani curiosi di prendere parte ad un’esperienza di volontariato all’estero che sono però timorosi di allontanarsi così tanto dal proprio Paese e dalla famiglia?

Abel: Io, che ho solo 19 anni, ho scelto di partecipare a diverse esperienze all’estero perché credo siano opportunità che permettono di vedere il mondo da diversi punti di vista, comprendendo che non necessariamente il diverso debba essere sbagliato o peggiore della nostra quotidianità. Solo esplorando e uscendo dalla propria comfort-zone si possono abbattere simili pregiudizi e maturare il più velocemente possibile. Ecco perché consiglio proprio ai giovanissimi di non pensarci troppo e candidarsi il prima possibile ad uno di questi progetti, il risultato non può che essere positivo!