L’associazione Link a Leòn sulle tracce della guerra civile e della resistenza repubblicana. Recuperare la memoria dimenticata, combattere la rimozione e l’oblio.
Sulle tracce della guerra civile e della resistenza spagnola degli anni ’30. E di quello che è successo dopo. E anche di quello che non è successo; dei silenzi e delle omertà, degli ostacoli e delle rimozioni.
Un gruppo, di giovani italiani e qualche meno giovane, dell’associazione Link di Altamura (Bari-Puglia), ha partecipato dal 4 al 10 luglio a Leòn, capoluogo della provincia omonima (comunità autonoma Castilla-Leòn) nel nord ovest della Spagna, alla terza tappa del progetto ReFoRe (Recovering the Forgotten Remembrance-Recuperare la memoria dimenticata), finanziato dal programma CERV della commissione europea (‘Cittadini, uguaglianza, diritti e valori’), con soggetto capofila l’associazione Auryn di Leon e come partner le associazioni Intercultura da Dinan, in Bretagna-Francia, La Vibria da Terrassa in Catalogna-Spagna, Aequalitas da Lisbona-Portogallo e appunto Link dall’Italia. In precedenza si sono svolte le tappe di Dinan in Bretagna (a dicembre 2024) e poi proprio ad Altamura in Puglia (a febbraio scorso).
Di grande impatto la visita prima nel piccolo centro di Villamanìn (zona ricca di miniere ormai dismesse a metà strada tra Leòn e Oviedo, capoluogo delle Asturie), e poi l’escursione, grazie a sapienti guide, nella zona impervia e panoramica dei bunker e delle trincee della guerra civile (1936-1939) sul fronte nord, infine alla “Fabricona”, una antica fabbrica di tessuti, diventato centro logistico dei repubblicani e infine pesantemente danneggiata dai bombardamenti dei franchisti.
Ma forse l’incontro, allo stesso tempo, più emozionante, interessante e sconvolgente, è stato quello con Emilio Silva nell’istituto di archeologia dell’Università di Leòn-Campus di Ponferrada, una località vicina con un territorio intorno ricco di vigneti. Lì i giovani italiani, insieme ai loro colleghi spagnoli, portoghesi e francesi, hanno potuto conoscere la battaglia condotta dall’associazione (Associacion para la recuperacion de la memoria historica) fondata da Silva insieme ad altri attivisti alcuni anni fa. Insieme ai ricercatori dell’Istituto, da 25 anni, hanno cominciato a far “affiorare” dalle fosse comuni i resti umani dei partigiani spagnoli uccisi dall’esercito di Franco e scomparsi (desaparecidos) e a realizzare una imponente e paziente opera di studio e catalogazione (ossa, scarpe, occhiali, vestiti, documenti, ecc., reperti che i partecipanti hanno potuto vedere da vicino).
Stanando e impedendo così i tentativi di far finire nell’oblio, oltre che i corpi, anche la verità. Una verità che il regime dittatoriale di Franco, durato fino al 1975, con la complicità del re e del mondo politico al potere dopo l’avvento della democrazia, hanno preferito tenere nascosta. E ancora ci sono ostacoli, reticenze, rimozioni.
Il momento più emozionante la visita all’area in località “Priaranza del Bierzo” dove furono scoperti ed esumati, appunto solo nell’anno 2000, a distanza di 64 anni dai fatti, i resti di 13 persone tra le quali il nonno di Emilio Silva. Lì, sotto un albero, è stata sistemata (nel 2010) una placca metallica, una sorta di pietra di inciampo, che riporta queste parole: “Per 64 anni questa fossa fu la tomba anonima di tredici civili repubblicani vittime della repressione franchista. La loro esumazione nell’ottobre del 2000 ha rotto il silenzio sulle migliaia di vittime di sparizioni forzate e ha condotto alla fondazione dell’associazione per il recupero della memoria storica. La loro dignità e la loro tragedia devono sempre far parte della nostra memoria”. (Traduzione dallo spagnolo).
Interessante anche la visita ai luoghi significativi per la resistenza al franchismo nella città di Leòn, tra i quali il monumento a uno degli eroi della resistenza repubblicana, Buenaventura Durruti, e poi l’”Antigua Prison provincial” (un castello trasformato in prigione), e, infine, l’antico monastero di San Marcos, un monumento nazionale, che fu trasformato nel corso della guerra civile in un centro di detenzione di prigionieri (un campo di concentramento dove furono rinchiusi 15-20 mila esponenti dei sindacati e dei partiti della sinistra, dei quali tra i 1500 e i 2900 morirono di stenti e per le condizioni inumane oppure furono eliminati e fatti scomparire). Gran parte del convento è diventato un hotel di lusso di una grande catena di alberghi.
Durante il progetto i partecipanti sono stati impegnati in laboratori (uno di serigrafia con la produzione di una bella maglietta che ricorda la resistenza e che è stata donata a ciascuno dei partecipanti); incontri; confronti per gruppi di nazionalità mista su temi come le “parole” chiave (Resistenza, Memoria, Pace, Democrazia, Diritti, Uguaglianza, Discriminazione, Razzismo, Fascismo, Dittatura, Europa ecc.); i podcast; una festa interculturale prima della quale ogni gruppo ha recitato una poesia o fatto ascoltare una canzone relativa al tema; la visita a una mostra sulla partecipazione delle donne alla vita democratica (“La conquista del voto-The conquest of the vote”) a Casa Botines, il meraviglioso palazzo opera del famoso architetto Gaudì. In quella occasione, in maniera sorprendente, almeno per noi, abbiamo scoperto che la Repubblica di Spagna (articolo 36 della Costituzione del 1931, prima di Italia e Francia) aveva consentito il voto alle donne mentre poi Franco glielo ha negato. Non solo alle donne, a tutti.
Dal punto di vista storico i partecipanti hanno potuto conoscere e approfondire quanto la guerra civile spagnola abbia rappresentato il tragico preludio e la prova generale della seconda guerra mondiale nei suoi aspetti più drammatici: i bombardamenti (Guernica è solo il più devastante e più noto grazie, anche al celebre quadro di Pablo Picasso), le rappresaglie, i rastrellamenti, le vittime civili. E hanno appreso che la Spagna non rimase affatto neutrale durante il successivo conflitto bellico. Anzi collaborò alle operazioni militari del fascismo e del nazismo con i quali ebbe rapporti strettissimi visto il sostegno che avevano fornito ai franchisti nella guerra civile. In definitiva è emerso, a conferma del valore e degli obiettivi del progetto Refore, quanto sia importante recuperare e conservare la memoria, spesso dimenticata di questi tragici fatti, rilanciare il valore della democrazia, dell’uguaglianza, della fratellanza e del dialogo. Pagando anche dei costi personali ma andando sempre avanti e a fondo a testa alta.
Articolo Diario de Leon (con intervista anche due nostri partecipanti)
Link a notizia sul centro di concentramento di Leòn trasformato in hotel di lusso
Link a voto alle donne in Spagna durante la Repubblica negli anni ‘30
Link alla notizia sugli scavi delle fosse comuni a Priaranza del Bierzo